Berg-heim, casa sul monte.
Già dall’ origine del nome della città di Bergamo appare evidente lo stretto legame tra la popolazione di queste terre ed il territorio circostante.
Bergamo da sempre si riconosce con i suoi monti e con le valli che li tagliano da est ad ovest, degradando verso la pianura. Se le bellezze paesaggistiche dettate da vette, laghi, pascoli, cascate sono ben note ed ampiamente pubblicizzate, sfuggono ai più le meraviglie racchiuse in un sottosuolo che, in un area ristretta, raccoglie una incredibile varietà di rocce custodi di patrimoni mineralogici e paleontologici di interesse internazionale. Mentre le campagne di scavo e le pubblicazioni di settore hanno dato lustro internazionale al patrimonio paleontologico del triassico bergamasco la mineralogia locale ha avuto ad oggi poco risalto.
La mostra temporanea LE MERAVIGLIE DEL MONDO MINERALE, che si è svolta dal 14 al 29 ottobre 2023, ha voluto porre in evidenza un patrimonio mineralogico portato alla luce sia dallo sfruttamento minerario dei giacimenti orobici che dal meticoloso lavoro di appassionati che si sono dedicati alla ricerca sistematica sul territorio identificando oltre160 specie mineralogiche.
Vetrina 1 – Bergamo e i suoi minerali
Accanto ai campioni più appariscenti a livello estetico (Fluoriti di Zogno, Quarzi di Selvino, Aragoniti di Schilpario…) vi sono minerali, a volte anche estremamente rari, di dimensione ridotta ma di pari interesse.
Dal un punto di vista macrogeologico la provincia di Bergamo risulta ben identificabile essendo delimitata a nord dagli affioramenti del basamento cristallino che la separano dalla Valtellina, passando verso sud alle coperture sedimentarie permo-mesozoiche che, dalle rocce più antiche (permiane), poste nel settore settentrionale, degradano verso gli imponenti affioramenti triassici fino alla fascia collinare di età cretacea ed alla pianura.
La geodiversità del territorio ha dato luogo alla presenza di mineralizzazioni differenti a seconda della litologia in cui sono incassate.
Le rocce del basamento cristallino, sono note per la presenza di oro nativo rinvenuto per la prima volta nella valle del Goglio nel 1978. La presenza dello stesso nei sedimenti dei fiumi Brembo e Serio, dalle medie valli alla pianura, ne fa presupporre la diffusione, in rocce analoghe, su tutto l’ arco orobico.
Muovendosi in direzione meridionale si incontrano le mineralizzazioni della Formazione dei Laghi Gemelli, estremamente interessanti sia dal punto di vista estetico (ricordiamo i quarzi associati a siderite del Monte Cabianca) che da quello economico basti citare le mineralizzazioni ad uranio presenti a Novazza ed al Lago d’ Aviasco.
Pizzo Arera – foto Fabrizio Cerea
Passando dalle coperture permiane a quelle triassiche si incontrano le rocce del Servino oggetto di ampio sfruttamento per l’ estrazione di ferro e barite specie nel settore orientale (Val di Scalve). Accanto ai minerali scopo di sfruttamento industriale, questi scavi hanno fornito incredibili cristallizzazioni di aragoniti caratterizzate da limpidi cristalli aciculari riuniti in estetici ciuffi dalla dimensione pluricentimetrica.
Abbandonando le rocce del Servino e muovendosi sempre verso sud si incontrano i sedimenti del Metallifero Bergamasco oggetto di importanti lavori di sfruttamento minerario che hanno sostenuto per decenni le economie di paesi come Gorno, Oltre il Colle, Dossena, Colere….
Quarzo con azzurrite, monte Cabianca – foto Carlo Piccinelli
Le mineralizzazioni sono prevalentemente a PB-Zn-F ed accanto agli estetici campioni di wulfenite, fluorite, cerussite, auricalcite, estratti nel corso degli anni dalle sapienti mani dei minatori, presentano una vastissima serie di microminerali, anche rari, con cristalli di dimensioni da millimetriche a sub-millimetriche.
Malachite su quarzo, monte Cabianca – foto Carlo Piccinelli
Restando sempre nell’ ambito dei sedimenti triassici, ma di età norica, si incontrano una fascia che taglia la bergamasca da est a ovest con frequenti manifestazioni a Fluorite, Quarzo, Barite che trovano la loro massima espressione nei giacimenti di Costa Imagna, Camissinone di Zogno e Selvino.
Sebbene si tratti di una mineralizzazione piuttosto povera a livello di specie e sfruttata a livello industriale solo a Costa Imagna e Zogno, i campioni di quarzo estratti da Selvino ed in particolare le fluoriti di Camissinone si collocano dal punto di vista estetico come il fiore all’ occhiello della mineralogia bergamasca. La varietà di colori, le dimensioni ed il contrasto dei cristalli di fluorite di Zogno con le matrici a quarzo li rendono noti a livello mondiale.
Fluorite, Camissinone (Zogno) – collezione Federico Pezzotta
In bergamasca, nel settore orientale tra la bassa val seriana e la Val Cavallina, affiorano anche modeste mineralizzazioni di contatto tra filoni porfirici e le rocce sedimentarie incassanti. Le mineralizzazioni di queste aree sono quelle delle classiche aureole di contatto.
Grossularia, epidoto, vesuviana, diopside sono tra i minerali più comuni sebbene sempre rinvenibili in cristallizzazioni da millimetriche a plurimillimetriche.
L’ area più interessante è quella della Val Rossa dove accanto ai minerali già citati si possono rinvenire estetiche cristallizzazioni di artinite, brucite ed idromagnesite.
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Vetrina 2 – Adamello Bresciano e i suoi minerali
L’ Adamello.
Il nome porta alla memoria sensazioni ed immagini tra le più disparate, dai ghiacci perenni del Pian di Neve, ai verdi pascoli presenti alle quote più basse fino alle sofferenze consumatesi sui suoi pendii durante la Grande Guerra.
Val di Stabio – foto Carlo Piccinelli
Ma l’ Adamello è anche e soprattutto un importante e didattico laboratorio geologico caratterizzato da geotipi differenti legati all’ interazione tra una roccia magmatica intrusiva relativamente recente (il batolite) e le rocce incassanti preesistenti che hanno subito trasformazioni geochimiche e meccaniche causate dall’ intrusione del batolite stesso.
Il batolite dell’Adamello, con un estensione superiore ai 670 km², rappresenta la più estesa intrusione terziaria legata all’orogenesi Alpina; esso è marginato a nord dalla Linea Insubrica e a est dalla linea delle Giudicarie che gli conferiscono una caratteristica forma cuneiforme e va a occupare una vasta area montuosa tra le provincie di Brescia e Trento.
Adamello e Pian di Neve da bivacco Giannantononi – foto Fabrizio Cerea
La massa intrusiva è caratterizzata da una successione di unità distinte, con le più giovani (Unità Presanella Nord-orientale, circa 31 Ma) posizionate a NE e le più antiche (Unità Re di Castello Sud, circa 42 Ma) a SO.
Gli intensi fenomeni metamorfici innescatisi dall’interazione tra i corpi magmatici a composizione da tonalitica a granodioritica e le preesistenti rocce per lo più sedimentarie di età triassica, hanno originato interessanti modifiche litologiche e processi metasomatici che hanno permesso la cristallizzazione di un elevato numero di specie mineralogiche rinvenibili soprattutto nelle rocce metamorfiche di contatto (hornfels e calcefiri).
Clintonite. Costone Val Bona, Val di Stabio – foto e collezione Mario Ramus
Ricordiamo a tal proposito le manifestazioni a grossularia e vesuviana del Dosso degli Areti, quelle a diopside e clintonite del Lago della Vacca, quelle ricche in micro minerali della Val di Stabio e quelle a zeoliti di Malga Lincino.
Clinohumite. Val di Stabio – foto Enrico Bonacina, collezione Ivano Brena
Numerosi sono anche i filoni intrusivi che attraversano il plutone e le varie rocce incassanti. Dal punto di vista mineralogico rivestono particolare importanza i filoni pegmatitici, soprattutto dopo il ritrovamento presso il Forcel Rosso di una pegmatite LCT (unica ad oggi nell’ arco alpino) che è stata oggetto di una campagna di scavo da parte del Museo di Scienze Minerali di Milano e che ha fornito eccezionali campioni di tormaline policrome associate a lepidolite, fluorite e minerali rari.
Tormalina, Forcel Rosso – foto F. Picciani
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Vetrina 3 – La fluorite di Zogno
In località Camissinone di Zogno la conformazione geologica del territorio ha consentito la genesi di un modesto giacimento di fluorite che, sebbene sia stato sfruttato industrialmente solo per una decina di anni, sia tramite scavi a cielo aperto che in galleria, ha dato origine a campioni di fluorite eccezionali per la dimensione dei cristalli, per la loro qualità e colorazione.
L’ arricchimento in fluoro in quest’ area è dovuto alla presenza di una roccia “impermeabile” (Argillite di Riva di Solto) posta a tetto della Dolomia principale che ha agito da tappo trattenendo gli ioni F, la cui concentrazione in fluidi idrotermali, ha di fatto generato il giacimento.
I racconti di chi ha avuto accesso alle gallerie nella fase di attività della miniera narrano di cristalli eccezionali per colore e dimensione “sacrificati” all’ industria siderurgica dove la fluorite viene utilizzata per rendere più fluide le colate degli acciai.
Imbocco di un tunnel minerario a Zogno – foto Fabrizio Cerea
La lungimiranza di alcuni minatori e addetti ai lavori, oltre che le ricerche di vari collezionisti, ha permesso, sia nel decennio di attività della miniera che in seguito, di preservare un buon numero di campioni ora conservati prezzo musei (vedi per esempio i noti campioni del Museo di Scienze Naturali di Milano) e privati.
Molto apprezzati dal punto di vista estetico per il piacevole contrasto che li caratterizza , sono i campioni i cui cristalli viola spiccano su una matrice bianca di minuti cristalli di quarzo. Oltre ai cristalli su matrice, che possono raggiungere anche i 10 cm di lato, la miniera di Zogno è nota per i grandi campioni “flottanti” rinvenuti in cavità dei filoni di fluorite massiva.
Fluorite, Camissinone (Zogno) – Collezione Federico Pezzotta, foto F. Picciani
Si tratta di cristalli con dimensione da centimetrica a pluridecimetrica. Si racconta anche del ritrovamento, quando la miniera era attiva, di un cristallo con lato di quasi un metro che essendosi, incastrato in un fornello delle miniera, è stato fatto brillare per liberare il passaggio nel fornello. La narrazione sebbene abbia ormai raggiunto lo status di leggenda non è escluso che abbia un fondo di verità. A Zogno la gamma di colore della fluorite è vastissima; si va da cristalli incolori ad altri molto scuri, quasi neri, passando per tutti i toni del verde e del viola.
Fluorite, Camissinone (Zogno) – Collezione Federico Pezzotta, foto Miglioli
La tecnica di retro illuminare i campioni tramite luci di diverse temperature , che vedete applicata anche alla mostra Le meraviglie de mondo minerale, permette di valorizzare al massimo l’ effetto cromatico.
Sempre tramite retroilluminazione è possibile osservare le varie fasi di sviluppo dei cristalli che spesso presentano nuclei di colore e geometria differente rispetto alle facce esterne. A livello di abito cristallografico è prevalente la presenza del cubo, che spesso con spigoli smussati da facce di rombododecaedro. Tra i cristalli cubici si osservano a volte sviluppi asimmetrici delle facce che vanno a creare parallelepipedi a discapito dei classici cubi.
Il quarzo, oltre che comporre la ganga su cui si sviluppano i cristalli di fluorite, a volte va a ricoprirli con patine microcristalline; comportamento analogo ha la calcite che si presenta in cristalli plurimillimetrici giallastri a volte associati ad idrocarburi. Ad incrementare la tipologia di fluoriti rinvenibili a Zogno c’ è anche la differente finitura superficiale dei cristalli. Si va da facce perfettamente lisce ad altre più o meno scabre, caratterizzate da profonde figure di corrosione, che creano suggestivi campioni, mai banali.
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Vetrina 4 – Minerali dei giacimenti minerari bergamaschi
L’ attività estrattiva in bergamasca, sia essa legata all’ estrazione di materiale lapideo oppure allo sfruttamento di risorse minerarie, ha di fatto rappresentato tra fine ottocento e gli anni settanta del novecento un importante fattore economico e sociale.
In paesi come Gorno, Oneta, Oltre il Colle, Dossena, Colere, Schilpario …il mestiere del minatore (meglio retribuito) affiancava e spesso sostituiva le attività legate all’ allevamento ed all’ agricoltura.
Zorzone, ribasso Forcella – foto Fabrizio Cerea
Sebbene al momento risultino in attività solo piccole realtà atte all’ estrazione di pietre da costruzioni ed ornamentali (Camerata Cornello, Branzi, Zandobbio…) le risorse minerarie sul territorio orobico sono ben lungi dall’ essere esaurite tanto da avere attirato l’interesse di multinazionali straniere che stanno attualmente valutando le estensioni dei giacimenti Pb-Zn per un eventuale ripresa delle attività estrattive.
Nonostante il territorio della provincia di Bergamo non sia destramente esteso esso presenta un importante geodiversità che si può riscontrare anche nei diversi minerali oggetto di estrazione mineraria. Vediamo quindi in dettaglio a che elementi erano indirizzati i principali lavori minerari presenti sul territorio.
Bario
I numerosi i cantieri legati all’ estrazione di Barite si trovano sparsi su tutto l’ arco orobico da est ad ovest, in particolare nel settore orientale venivano sfruttati i filoni presenti nella formazione del Servino.
Ferro
I cantieri più importanti per l’ estrazione del ferro sono localizzati nel settore orientale della bergamasca, numerosi sono gli imbocchi e gli scavi a cielo aperto ancora osservabili in Val di Scalve dove si concentrava la maggior parte delle miniere di ferro. Da queste miniere, impostate nel Servino, vennero estratti notevoli campioni di aragonite con cristalli aciculari riunite in eleganti rosette. Altre miniere di ferro di minore entità sono presenti sia alle testate della Val Brembana e della Val Seriana.
Piombo – Zinco
Le miniere a Pb – Zn sono quelle più importanti in bergamasca, hanno garantito una fiorente attività estrattiva ed i giacimenti sono di fatto tutt’ altro che esauriti. Venivano sfruttati corpi colonnari estesi anche centinaia di metri all’ interno del Calcare Metallifero Bergamasco per estrarre calamina, sfalerite, galena…
Da queste miniere provengono probabilmente i migliori campioni di wulfenite italiani con cristalli centimetrici, spesso associati ad Emimorfite, oltre che eleganti cristallizzazioni di auricalcite.
Numerosissime le specie mineralogiche rinvenute. Il distretto più importante è quello di Gorno-Oltre il Colle sebbene anche in Val Brembana, tra Dossena e Cespedosio, numerosissimi sono i cantieri minerari. Pb e Zn venivano estratti anche in Presolana nei pressi del laghetto di Polzone.
Fluoro
Il minerale oggetto di estrazione per il fluoro è la fluorite che veniva estratta in abbondanza nei giacimenti a Pb-Zn di Dossena e del laghetto di Polzone. Presente, sebbene non sfruttabile industrialmente anche in Arera e nelle miniere di Gorno-Oneta.
Oltre ai giacimenti di fluorite impostati nel Calcare Metallifero Bergamasco la fluorite è anche presente in terreni Norici come nei comuni di Costa Imagna e Zogno. Se il giacimento di Costa Imagna rivesto poco interesse economico e collezionistico il giacimento di Camissinone di Zogno ha permesso di estrarre campioni di fluorite estremamente estetici che possono essere osservati nella vetrina 3.
Argento
Veniva anticamente estratto in Comune di Gromo al Coren del Cucì, e ad Ardesio sfruttando vene ricche in galena argentifera.
Uranio
Numerose manifestazione a minerali di Uranio sono presenti nell’ alta Val Seriana incassate nelle rocce permiane; si possono citare il Lago d Aviasco, Costa Magrera e soprattutto Novazza.
Il minerale principale da estrazione è la pechblenda. Seppure siano stati effettuati lavori di sondaggio e valutazione dei giacimenti non si è mai iniziato un vero e proprio sfruttamento a causa dei risultati del referendum del 1987.
Accanto ai lavori minerari svolti a sfruttare l’ estrazione di determinati elementi vi sono state sul territorio bergamasco numerosissime altre attività estrattive legate all’ ottenimento di pietre da costruzione, materiale ornamentale, calce, cemento, dolomie, gesso.
Questi scavi, impostati per lo più in rocce calcaree, non hanno permesso di rinvenire delle grandi varietà di minerali, per lo più quarzo, calcite e dolomite; degni di nota i campioni di Zandobbio con cristalli di calcite di un bel giallo impiantati su cristalli di dolomite con svariate colorazioni dal bianco al rosa. Più interessante la mineralogia delle cave di beole poste in territorio di Branzi dove sono segnalate numerose specie mineralogiche in rocce permiane.
Si segnalano campioni di quarzo, pirite e apatite spesso associati a svariati micro minerali. Mineralizzazioni analoghe si trovano in Val dei Frati (con presenza di axinite), sul Monta Cabianca, sul Monte Madonnino ecc in territorio di Carona.
Siderite e barite, Passo della Scaletta – foto Fabrizio Cerea
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Vetrina 5 – Minerali e micro-minerali bergamaschi
La chiusura della maggioranza delle attività estrattive del territorio, l’ impoverimento delle località classiche, l’ incremento delle norme di sicurezza che regolano l’ accesso ai cantieri hanno causato una riduzione delle possibilità di ricerca dei privati volte al rinvenimento di campioni “estetici”, ma hanno anche permesso lo sviluppo di una differente tipologia di ricerca: quella micro mineralogica.
Azzurrite, Dossena (BG) – collezione Gaetano Barraco, foto Enrico Bonacina
Gli ultimi decenni hanno pertanto testimoniato un graduale passaggio da una ricerca più “grossolana”, dedicata al rinvenimento di campioni di poche specie mineralogiche in esemplari estetici, ad una ricerca più “scientifica” che abbraccia un ventaglio di specie ben più ampio e che, anche nel periodo attuale, consente di effettuare prime segnalazioni per l’ area oggetto di ricerca oltre che di rinvenire specie mai identificate in precedenza.
Arsentsumebite, Dossena cantiere Martelli – collezione Vittorio Rosa, foto Enrico Bonacina
Nell’ ambito della ricerca locale il GOM è stato motore instancabile e nell ‘ultimo decennio, grazie anche alle collaborazioni con l’ istituto Natta e con l’Associazione Micromineralogica Italiana, ha rinvenuto numerosi minerali in precedenza non segnalati sul territorio basti citare per esempio arsentsumebite, claraite, ktenasite, spertiniite, zincalstibite.
Claraite, Dossena (BG) – collezione Paolangelo Cerea, foto Italo Campostrini
Questo tipo di ricerca coniuga le uscite sul territorio per i campionamenti con un’ importante attività di studio e valutazione da effettuarsi tramite microscopio binoculare attraverso il quale è possibile esplorare le forme dei cristalli, la loro paragenesi e raccogliere numerose informazioni anche tramite l’ utilizzo di differenti fonti di illuminazione.
Zincalstibite, cant. Martelli, Miniera Paglio Pignolino Dossena (BG) – collezione Vittorio Rosa, foto M. Finocchiaro
Parallelamente alla crescente popolarità della micro-mineralogia si assiste anche allo sviluppo della micro-fotografia che, complice lo sviluppo tecnologico, consente di produrre fotografie dei micro-minerali sempre più risolute e con profondità di campo inimmaginabili fino a pochi anni fa.
Pioniere in questo campo è il socio GOM Enrico Bonacina che con l’elevata qualità dei suoi scatti ha illustrato centinaia di pubblicazioni ed ha consentito l’ organizzazione di numerosissime conferenza.
Per questi meriti nel 2018 gli è stato attribuito un nuovo minerale: la Bonacinaite.
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Vetrina 6 – Minerali dell’ aureola di contatto del plutone dell’ Adamello
Le rocce della Valle Camonica (prevalentemente magmatiche e metamorfiche) si differenziano profondamente da quelle della bergamasca (per lo più sedimentarie) a causa dell’ azione del plutone dell’ Adamello che ha permesso l’ innescarsi di fenomeni metamorfici su preesistenti calcari per lo più triassici. Tutto ciò, oltre a generare una geomorfologia completamente differente da quella orobica, ha di fatto permesso di avere una serie di minerali diversa rispetto a quelli presenti in bergamasca.
Gruppo dell’Adamello – foto Fabrizio Cerea
L’ intrusione del batolite nelle preesistenti rocce sedimentarie ha generato un aureola metamorfica con spessore variabile e differente grado di interazione entro la quale sono stati rinvenuti molti dei campioni presentati in questa vetrina. Calcefiri e cornubianiti rappresentano le rocce principali oggetto di ricerca, ma accanto a queste non vanno dimenticati i filoni intrusivi in particolare quelli pegmatitici che attraversano sia il plutone che le rocce circostanti . Alle località classiche come Braone, la Val di Stabio, la zona di Bazena, il Monte Coppo ecc , grazie all’ impegno profuso da privati ed in particolar modo dai membri del Gruppo Mineralogici Camuno, si sono aggiunti nell’ ultimo decennio segnalazioni di nuove interessanti aree di ricerca e di nuove specie per le località.
Scheelite, Val di Stabio, Niardo – collezione Ivano Brena, foto Enrico Bonacina
Da citare sicuramente su tutte il clamoroso ritrovamento di una pegmatite miarolitica LCT nella zona del Forcel Rosso in comune di Saviore dell’ Adamello. Il ritrovamento, ad opera di Giancarlo Celio, avvenne a settembre del 1999 e fu oggetto di una campagna di scavo del Museo Civico di Storia Naturale di Milano nell’ anno seguente. La pegmatite, oltre a custodire campioni centimetrici di tormaline policrome, fornì lepidolite, quarzo, romeite, fluorite e numerosi altre specie di minerali rari. Un eccezionale campione di tormalina di estratto durante la campagna di scavo del 2000 è visibile nella vetrina 1, mentre nella vetrina 6 si può ammirare un cristallo di feldspato ricoperto da tormaline policrome ed una bella piastra di quarzi con tormaline e fluorite azzurra.
Crisocolla, Val di Stabio, Niardo – collezione Ivano Brena, foto Enrico Bonacina
Tra gli altri ritrovamenti recenti vanno segnalati gli estetici campioni di epidoto associati a quarzo, calcite e apatite dell’ area della Sablunera oltre che la pargasite del Monte Marser. Anche le aree classiche oggetto di ricerca possono dare risultati interessanti concentrandosi alla campionatura micro-mineralogica, di fatto trascurata fino ad oggi nelle aree adamelline, ne è un esempio il lavoro pubblicato sulla rivista Micro nel 2019 relativo alla Val di Stabio in cui sono state segnalate numerose nuove specie per la località tra cui la scheelite . Va ricordato che la ricerca in queste aree è di fatto una vera ricerca alpina che si svolge a quote elevate, con una finestra di attività temporalmente ristretta, determinata dall’ innevamento e dalle condizioni metereologi che. L’ enorme estensione delle aree potenzialmente interessanti ed ancora non esplorate rende l’ area adamellina molto appetibile a livello di ricerca, si ricorda che la maggior parte dei territori sono tutelati facendo parte del Parco dell’ Adamello che può rilasciare ai privati il permesso di ricerca dietro rispetto di determinate norme.
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Vetrina 7 – Il quarzo diamante di Selvino e dintorni
Quarzo biterminato, Selvino (BG) – collezione Federico Pezzotta
La situazione geologica che a Zogno ha consentito la genesi del giacimento di fluorite, in numerose altre località bergamasche ha originato manifestazioni con prevalenza di quarzo presente in geodi o filoni centimetrici incassati nelle Dolomie zonate, nel Calcare di Zorzino e nelle Argilliti di Riva di Solto. In associazione al quarzo si segnala anche la frequente presenza di dolomite e calcite e quella sporadica di barite, celestina, fluorite, stronzianite, aragonite.
Tra le numerose località spicca sicuramente quella di Selvino dove le cristallizzazioni sono più diffuse ed i cristalli, singoli o aggregati, raggiungono dimensioni ragguardevoli. L’ area in cui il fenomeno è più evidente è quella compresa tra il paese di Selvino e quello di Rigosa.
Quarzo biterminato, Selvino (BG) – collezione Federico Pezzotta
La presenza di quarzo a Selvino non è scoperta recente, se ne trova traccia in letteratura da Celestino Colleoni al Maironi da Ponte ed addirittura ne è stato rinvenuto un cristallo in scavi romani in Città Alta.
La giacitura primaria è in geodi all’ interno delle dolomie zonate, la dissoluzione della roccia ha poi permesso un arricchimento dei terreni sovrastanti in cristalli che facilmente affiorano in superficie in seguito a smottamenti, temporali e banalmente anche grazie agli scavi delle talpe. Gli intagli stradali ed i lavori per costruzione di nuovi fabbricati hanno permesso in passato di portare alla luce interessanti sezioni geologiche e di reperire campioni più o meno estetici. Caratteristica dei quarzi di Selvino è l’ estrema varietà dei cristalli, se ne rinvengono da millimetrici a decimetrici, possono presentarsi da estremamente limpidi a bianchi, completamente opachi.
Quarzo, Selvino (BG) – foto Fabrizio Cerea
Gli esemplari trasparenti mostrano spesso all’ interno inclusioni, fluide, solide o gassose. Frequente la presenza di sostanze bituminose sia incluse nei quarzi che a riempimento delle geodi. Le superfici delle facce dei cristalli sono per lo più lisce anche se raramente possono presentarsi come scabre ed addirittura mostrare profonde figure di tramoggia riempite da argille.
Molto frequenti sono i geminati ed anche gli aggregati formati da più quarzi compenetrati tra loro a formare gruppi estremamente fragile ed estetici.
Interessante, anche se poco frequente, la presenza di cristalli con colorazione selettiva, da grigia a nera, delle facce di romboedro. Nelle medie valli bergamasche mineralizzazioni simili a quella descritta a Selvino si rinvengono a Zogno, Gaverina, Ponte Merlo, Bracca, Brembilla, sul Monte Venturosa, sul Monte Cavlera e via discorrendo, l’ area di ricerca è ampia e può ancora riservare interessanti scoperte.