Enrico Bonacina, il ”maestro” delle fotografie ha ottenuto il privilegio dal mondo accademico di aver nominata una nuova specie mineralogica, la Bonacinaite. In virtù di tale evento è stato insignito della benemerenza civica dal Comune di Treviolo e dalla Provincia di Bergamo.
Nasce nel 1928 ed è il primo fotografo di microminerali in Italia, conosciuto da tutti i collezionisti come “Maestro Bonacina”. È studioso di biologia, astronomia e scienze in generale, ricercatore e collezionista di minerali, e insieme ad altri esperti ha pubblicato studi scientifici sulla mineralogia sistematica e regionale. «Facevo foto ai microminerali. Solo che al microscopio binoculare non venivano bene; allora, con quello che avevo e grazie alla mia esperienza da ottico di professione, ho costruito un apparecchio speciale che chiamo “il marchingegno”; mi permette di fare foto più accurate. L’ho sempre fatto gratis, anche quando le diapositive venivano 700 o 800 lire l’una e allora erano soldi». Grazie agli amici, ha fotografato molte delle cinquemila specie di minerali esistenti in natura. E, grazie a lui, amici, riviste, istituti italiani e stranieri, specialisti di mineralogia e geologia, professori universitari e ricercatori, hanno potuto disporre di una documentazione fotografica eccellente per l’epoca, prima dell’avvento della microfotografia digitale che avrebbe ulteriormente migliorato le cose. «Prima di portarli in analisi, gli amici li consegnavano a me per le foto.
Dopo le analisi non sarebbe stato possibile farlo: occorre la polvere, perciò li macinano e si rovinano».
Di recente la politica e il mondo accademico hanno voluto premiare il suo instancabile lavoro, ciascuno a modo suo. Il team internazionale di ricerca guidato dal professor Fernando Camara dell’Università degli Studi di Milano ha proposto il nome di “bonacinaite” a una rara specie mineralogica a livello mondiale, rinvenuta non molto tempo fa in pochi campioni nella miniera di Varenche, una vecchia miniera di manganese abbandonata nella valle di Saint-Barthélemy, in Val d’Aosta. Gli esperti hanno identificato il minerale con «un anonimo arseniato di scandio analogo della metavariscite che forma cristalli trasparenti molto piccoli (0,05-0,25 mm), pseudoesagonali, con una tinta violetta in un piccolo vuoto, con associati braunite, quarzo, albite e aggregati cristallini corrosi di arseniopleite al di fuori del vuoto».
Il 18 settembre, con le congratulazioni per il lavoro svolto, il professor Ulf Hålenius, del Museo Reale di Scienze Naturali di Stoccolma, presidente dell’Ima (International Mineralogical Association), ha comunicato l’approvazione della bonacinaite come nuova specie mineralogica mondiale. I campioni tipo del minerale sono conservati nel Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Milano, nel Museo di Storia Naturale di Vienna e nel laboratorio di mineralogia dell’Università di Liegi. Il fatto che abbiano scelto il suo nome per battezzare la scoperta è significativo dell’importante contributo della fotografia alla mineralogia sistematica e descrittiva, oltre che dell’impegno personale, sempre onorato, del signor Bonacina. Il presidente del Gom (Gruppo Orobico Minerali), in accordo con la Giunta comunale di Treviolo e al cospetto dell’allora presidente della Provincia Matteo Rossi e del questore Girolamo Fabiano, lo ha proposto alla benemerenza intitolata a Renato Stilliti: «Riteniamo meritevole, per motivi culturali e scientifici, di riconoscimento da parte dell’amministrazione provinciale, a coronamento di una lunga attività e in occasione del suo novantesimo compleanno, che il ragazzo compirà a dicembre di quest’anno».Come si sarà intuito, i minerali non sono stati l’unica occupazione del signor Bonacina. Sicuramente non gli davano da mangiare. Dopo il militare, continua l’impresa edile del padre fino al ’74, quando di fatto la regala ai fratelli. Appassionato di ottica da sempre, rileva un’attività di ottica industriale comprando macchine nuove di zecca. «Da zero ho incominciato, le nozioni le avevo. Ho scelto una nicchia, le lenti industriali, che servono a portare lontano la luce condensata». Finisce per diventare il fornitore di Clay Paky, colosso mondiale di apparecchiature luminose per teatri, discoteche e televisioni, che ha illuminato, tra l’altro, la notte degli Oscar, le Olimpiadi e l’albero della vita di Expo 2015. «C’è ancora Clay Paky? So che lui è morto e l’azienda è stata ceduta alla Osram». È aggiornato. Seguono venti floridi anni di attività, fino alla fine del ’94, quando decide di venderla, perché l’età prima o poi bussa anche a quelli come lui; non può cederla ai due figli che nella vita fanno altro e, forse, nella voce c’è un tantino di amarezza nell’ammettere che l’impresa di famiglia non è rimasta alla sua famiglia. Da quel momento dedica tutto il suo tempo ai minerali. Non che prima non ci pensasse: la passione inizia nel lontano 1970, solo che gli impegni quotidiani non gli lasciavano troppo agio. A conti fatti, oggi sono 48 anni che il signor Bonacina ha sposato i minerali. Due anni alle nozze d’oro.